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King Krule - (Don't Let The Dragon) Draag On

King Krule - (Don't Let The Dragon) Draag On
KING KRULE
annuncia il nuovo album
MAN ALIVE!
in uscita il 21 febbraio su XL Recordings

Condivide il primo video da lui diretto per
“(DON’T LET THE DRAGON) DRAAG ON”

King Krule annuncia oggi il suo nuovo album Man Alive! e condivide il primo video da lui diretto per “(Don’t Let The Dragon) Draag On”.

“(Don’t Let The Dragon) Draag On” è il seguito del video pubblicato l’anno scorso per “Hey World!” dove Archy Marshall suona in versione acustica quattro nuovi brani. Man Alive!, in uscita il 21 febbraio, è il terzo album in studio per King Krule.

L’amore di Archy Marshall per il cinema, trapela nel primo video da lui diretto per “(Don’t Let The Dragon) Draag On” che mostra influenze dal classico di Carl Theodor Dreyer The Passion of Joan of Arc, seguendo però lo stile visuale ironico tipico di King Krule.

Man Alive! sarà disponibile su vinile standard, edizione limitata Bianca 12” e in edizione indie con bonus flexy-disc che include anche la versione “Hey World!” di “Perfecto Miserable”.

Guarda il video QUI e segui il tour europeo e statunitense di King Krule questa primavera. Per maggiori informazioni, visita: https://kingkrule.net/

Biografia:

Archy Ivan Marshall ha il mondo ai suoi piedi. Dopo due acclamati album sotto il moniker di King Krule, più un’altra uscita di basso profilo sotto il suo nome, questo straordinario e talentuoso 25enne di Peckham, South London, aggiunge ulteriore profondità e sostanza alla sua opera con un nuovo splendido album intitolato Man Alive!. Il nuovo lavoro è ancora una volta caratterizzato dalle sue particolari ambizioni sonore e dalle sue abilità compositive, ma anche dai testi corrosivi e dalla vivace osservazione sociale.
Come ogni artista emergente, la vita di Archy si muove velocemente. Nel 2017 pubblicò il suo capolavoro The Ooz, seguito da una nomination ai Mercury Prize e consensi sorprendenti dalla critica. Man Alive! è molto diverso da quell’album, non mira a presentare un filo narrativo o ad affrontare la Brexit, ma è solo una collezione di istantanee e storie ingegnosamente raccolte in un tutt'uno sorprendentemente coerente.
Il terzo album di King Krule è stato scritto come conseguenza diretta dell’energia derivante dal tour per The Ooz ed è stato registrato al Shrunken Heads di Nunhead, il quartiere nativo di Marshall, con il co-produttore di The Ooz Dilip Harris. Sempre più autonomo in studio, si è ccupato della maggior parte degli strumenti, tranne il sassofono, suonato dal suo amico argentino Ignacio Salvadores.
Durante quelle sessioni Archy scoprì che stava per diventare padre per la prima volta e decise di trasferirsi nella zona North West per essere vicino alla famiglia della madre.
“Avrei dovuto avere tutto pronto prima dell’arrivo di mia figlia,” afferma Marshall oggi con un sorriso imbarazzato, mentre torna dal suo pub preferito a Nunhead, proprio di fronte a Shrunken Heads. Questa paternità imminente arrivò in un momento fortunato per lui, proprio quando stava iniziando a sentirsi intrappolato nella vita suburbana di South London, fatta di ubriachezza e depressione, elementi che i fan ricorderanno essere tematiche centrali nei suoi primi brani.
“Era tutto così semplice,” riflette oggi. “Non c’è davvero niente da fare qui, soprattutto quando arriva l’inverno. Tutti quelli che conosco hanno un lavoro, mentre io stavo seduto tutto il giorno a fare nulla, sul tardi andavo al pub con loro quando uscivano dal lavoro. Diventò abituale. Dopo, proprio nel bel mezzo della registrazione del disco, questo grande cambiamento si presentò nella mia vita, un cambiamento che non capii all’inizio. Era un po’ come ‘Oh, è meglio se mi do una regolata!’. Ad essere onesto, è stato un sollievo allontanarmi da tutto ciò per potermi concentrare su questioni più urgenti – come mantenere in vita un bambino e tutto il resto.”
Brani tratti da Man Alive! come “Stoned Again”, “Comet Face” e “(Don’t Let The Dragon) Draag On” documentano l’ultimo periodo di vita sregolata di Archy. Una volta trasferitosi, continuò a registrare agli Eve Studios di Stockport.
Dopo che sua figlia Marina nacque, il 14 marzo 2019, Marshall si prese due settimane libere e poi tornò a finalizzare l’album. “Stavo ancora aggiungendo brani quando lei aveva 6 mesi (i.e metà settembre),” afferma. Tuttavia i brani documentano il periodo prima di diventare padre, e il bisogno di cambiamento, piuttosto che la nuova vita che ne è risultata.
Il titolo del nuovo album, spiega, “è un’esclamazione sui tempi in cui viviamo. Tipo ‘Fucking hell, man!’”. E’ stato rubato da un CD che suo ziò gli diede nel 2013 contenente musica di suo zio, e originariamente pensato per essere utilizzato nel suo ultimo album. “Ma The Ooz riassume veramente quel disco,” afferma, “lo sfoggio di tutto ciò che amo – disordinato e senza una direzione. Pensai ‘no, non posso rubarglielo’, ma ora sono tipo ‘Chi se ne frega, lo utilizzo!’. Non ho parlato con lui di questa cosa. Mi piaceva l’idea che fosse un esclamazione. È una roba tipo ‘Oh shit!’ ma non volevo chiamarlo così, volevo che fosse ‘Man Alive!’ – super americanizzato, come un motto di Adam West nei panni di Batman.”
Questa volta, però, sente di provare un’avversione nel politicizzare le sue osservazioni, quindi non ci sono molte spiegazioni, ma solo immagini potenti come le auto di lusso in “Stoned Again” che rappresentano la gentrificazione di Peckham – ciò che lui chiama ‘woo-woo’ – oppure i pregiudizi vigliacchi dell’era Brexit che sente per caso in “Supermarché”.
“Mi scoraggia sempre di più parlare di cosa sta accadendo nella società come qualcosa di bianco o nero, o provare a spiegare perchè siamo arrivati a questo punto. Quindi l’album è formato per lo più da istantanee e osservazioni. Ci sono molti momenti reali, brani che parlano di camminare in un parco e farsi male alla testa [non chiedete! – Ed], e poi ce ne sono altri che parlano di semplicità, guardando una particolare situazione e riflettendo come se fosse super profonda.”
Così come i testi sono diversi per tematiche e obiettivi, anche la musica segue questa direzione: “Comet Face” procede a grandi passi con un’irresistibile agitazione come una hit new wave traballante, “Stoned Again” si ispira all’hip hop anni ’90, mentre la maggior parte della seconda metà dell’album richiama l’intimità lo-fi dei lavori solisti di Robert Wyatt negli anni ’80, o addirittura le registrazioni di Charles Manson.
“Sto ascoltando un sacco di roba strana. Musica argentina, Bossa Nova brasiliana – amo il modo in cui cantano, la loro delicatezza. Sto ascoltando anche la radio, cosa che non ho mai fatto. Non mi piace ma penso che mi possa influenzare in qualche modo.”
Archy ride quando si menziona la parola lo-fi, e fornisce una prospettiva al suo metodo unico di produzione: “Sin dall’inizio, le persone mi dicevano ‘Tu sei un artista lo-fi, fai questa musica da cameretta,’ quando quello che stavo cercando di fare veramente erano registrazioni hi-fi di qualità – solo che non avevo le attrezzature! Con tutte le strumentazioni che ho, potrei fare un prodotto hi-fi, ma ciò che faccio è iniziare con qualcosa di basico, come un demo, dopodichè copro tutto di effetti, passo il tutto attraverso gli amplificatori e faccio uscire il suono tramite piccole casse. Finisco per far sembrare il suono come se uscisse da un fottuto telefono. Una volta mi ricordo che ero davvero convinto di fare musica come Flying Lotus, con queste produzioni hip hop super hi-fi, ma poi quando l’ho riascoltata il mattino successivo, sembrava più come Daniel Johnston, come se fosse registrato su un dittafono, e suonato su qualche vecchia tastiera rotta.”
Ma questa volta era determinato a creare un album più coinciso: “Parecchio materiale non è stato incluso nell’album perchè sembrava non stare bene nel contesto. Alla fine sono solo 40 minuti, ed ero molto felice perchè questa volta non avevo esagerato come feci con The Ooz [durata: 67 minuti]. Ha molto più senso se lo ascolti per intero, perchè inizia in modo frenetico e aggressivo, poi per il resto si calma e alla fine diventa commovente. Lieto fine!”
Grazie al finale di “Please Complete Thee” con la sua confortante e vibrata slide guitar, sarete perdonati per aver immaginato che alcune delle agonizzanti tracce precedenti siano servite come terapia per il loro creatore. “Oh yeah,” ammette, “una volta che sei in grado di discutere delle cose e parlare francamente, non c’è modo migliore se non urlarle ad un gruppo di persone. Mi sono sempre sentito emancipato dai testi, cercando di tirare fuori la mia aggressività in qualche modo, o una qualche emozione. Quello è sempre stato un processo per me. Questa volta mi sentivo come se fossi uscito da un luogo oscuro e fossi al settimo cielo. Ho apprezzato lAlternative
Giulia Distaso (Spin-Go!)
14-01-2020
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